martedì 18 novembre 2008

CONTIAMO

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GRUPPO CONSILIARE DORUM DEL CENTROSINISTRA PER SAN VINCENZO
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Privatizzazioni
Rapporti politica affari
Beni Collettivi
------------------------Vita Associativa
Questione etica
Partecipazione e democrazia
Urbanistica e territorio------
Rimigliano
Porto e opere pubbliche
-------------Diritti dei cittadini
Tutela della salute
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I CONTI DELLA SERVA
NELL'OSTERIA SAN VINCENZO
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Facciamo due conti in tasca all'Amministrazione Biagi e guardiamo in che condizioni ci lascia questa Giunta che aveva promesso cambiamento e rinnovamento "insieme 365 giorni all'anno"
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L'arrosto Biagi c'è costato caro
(e faceva schifo)
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A mandato elettorale quasi scaduto, una serata per fare il riassunto di quello che è successo a San Vincenzo e per capire quali prospettive ci siano per una proposta politica alternativa che garantisca l'interesse collettivo e l'etica nell'azione politica.
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Venerdì 28 novembre ore 21:00
Sala esposizioni (ex biblioteca)
Piazza O Mischi
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Tutti i cittadini sono invitati a partecipare
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mercoledì 12 novembre 2008

La Scuola consiglia

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Affollato il Consiglio Comunale aperto di ieri sulla Scuola.
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Molti i cittadini che hanno preso parte al dibattito con interventi (tutti contrari ai tagli Tremonti Gelmini) che hanno arricchito di contenuti e di esperienza la discussione.
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Occorre però registrare che il fronte dei contrari è tutt'altro che coeso. Se il Sindaco ha aperto il Consiglio dicendo che le proteste di queste settimane hanno già ottenuto alcuni risultati (ma quali?) per poi concludere, dopo le pesanti sollecitazioni sia del gruppo del Forum sia dei cittadini intervenuti, con un sostegno un po’ stentato al referendum abrogativo, l’area socialista, che pure ha basato la campagna elettorale 2008 sulla difesa della scuola pubblica, invita all’ONOREVOLE COMPROMESSO.
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In che cosa possa sostanziarsi “l’onorevole compromesso” nessuno l’ha specificato. L’espressione rimane quindi assai misteriosa: sarà un malizioso riferimento alla quantità di indagati e condannati presenti in Parlamento? Per altri “onorevoli compromessi” in Italia non c’è proprio spazio.
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Mentre una maggioranza schiacciante legifera la cancellazione de facto della scuola pubblica appare incredibile l’idea di scendere a patti. A chi giova una tattica di dialogo e confronto, rilanciata dal PD per bocca di Veltroni e ricordata da Camerini nel suo intervento di ieri? Il Vicesindaco, dopo una lucida analisi dei tagli, si è augurato che l’iniziativa del segretario nazionale PD – che si concretizza nella richiesta del congelamento del provvedimento e riapertura del dialogo con le parti sociali – abbia successo. Da qui le domande: a cosa si mira realmente con questo patteggiamento al ribasso? Cosa si spera d’ottenere?
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È l’impianto della “riforma” che deve essere rigettato nella sua totalità senza esitazioni e tentennamenti perché determina una subalternità della scuola pubblica alla scuola privata, perché favorisce i cittadini abbienti a discapito degli altri, perché ghettizza i figli dei migranti, perché penalizza i diversamente abili, perché si ispira ad un disegno di società classista, razzista e fortemente autoritario, un disegno in sintesi che non può essere emendato.
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L’unica via “onorevole” in questo momento per i partiti che vogliano dimostrare di avere davvero a cuore la Pubblica Istruzione – magari facendo più di un passo indietro dalla riforma Berlinguer – è quella di sostenere la lotta generosa di studenti, insegnati, genitori contro il provvedimento reazionario ed autoritario della Gelmini e viaggiare speditamente verso il referendum abrogativo. Referendum che possiamo e dobbiamo vincere come abbiamo vinto due anni fa quello sulla “riforma” della Costituzione del centrodestra.
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Per indire il referendum bastano le classiche 500.000 firme e/o 5 consigli regionali. Quindi, pur facendo la raccolta di firme anche per motivare e cementare l’opinione pubblica attorno alle ragioni del fronte contrario alla Gelmini, basterebbe che 5 dei 14 Consigli regionali del PD si esprimessero e il referendum sarebbe realtà. Cosa stanno aspettando?
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Allora, ma allora soltanto, con la vittoria del referendum in tasca e la legge 137 abrogata, sarebbe possibile, da una posizione di forza conquistata con la lotta, fare pressione sul governo affinché cessi la scandalosa pratica anticostituzionale dei finanziamenti pubblici alle scuole private e perché nuove risorse vengano investite sulla scuola pubblica di ogni grado per le retribuzioni dei docenti, la stabilizzazione dei precari, l’edilizia scolastica, le attività di laboratorio, la ricerca universitaria …
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Quello diventerebbe un onorevole compromesso o meglio, sarebbe un onorevole modo di fare politica. Il resto è invece uno schifoso tentativo di far sembrare un po’ più dolce l’amaro calice perché, più o meno, pur non potendolo dire apertamente, si condividono molte delle strategie della “riforma”.
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BerN
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A proposito, sarebbe auspicabile che una partecipazione come quella di ieri sera ci fosse, ogni tanto, anche per i Consigli comunali ordinari. Capisco che sia frustrante a seconda di quel che si ascolta, dover mantenere il silenzio, ma gli argomenti in discussione riguardano tutti ed è bene non dare al Consiglio l’impressione che possa deliberare sulle cose di tutti nell’indifferenza generale.
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martedì 4 novembre 2008

IDEE D'A SILO

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Il silo Solvay fa discutere. Finalmente. Oggi una risposta di Guidoni (PD) al dibattito dei giorni scorsi.
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La domanda sintetizzata dal giornale è: dove trovare i soldi? Più che altro, leggendo l’articolo a firma di uno dei massimi esponenti del PD nel nostro comune la domanda sembra: dove trovare le idee?
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Per chi ha fatto dell’era post - ideologica un dogma, è spiegabile che si arrivi al dunque e, senza un privato che abbia intenti speculativi che “suggerisca” l’idea, non si sappia assolutamente dove sbattere la testa. Così può persino sembrare normale che i politici chiedano le idee politiche ai tecnici.
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Pensare che, in questo caso, si tratterebbe semplicemente di osservare la realtà sanvincenzina, registrarne i bisogni, e non chiedersi dove trovare i soldi.
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Il quesito economico è, è stato e temiamo sarà un alibi. L’Amministrazione da anni getta al vento milioni di euro in consulenze e incarichi a professionisti esterni (pensiamo al mezzo miliardo di vecchie lire per la sola Variante di Rimigliano), progetta opere inutili e costose e non si accorge, o fa finta di non accorgersi, delle opportunità di riuso che esistono sul territorio.
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Pur sorvolando sul fatto che un restauro del silo poteva, anzi doveva, essere preteso dalla Solvay in cambio dell’oscena concessione per il prolungamento e l’accrescimento dell’escavazione, pur sorvolando sull’altalena politicamente inqualificabile che ha visto la maggioranza prima considerare il silo una sorta di rottame, poi un monumento, poi ancora un rottame e così via, pur sorvolando su tutto ciò, crediamo che oggi, le possibilità di usare socialmente il silo ci siano tutte e siano da cogliere.
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Se è vero che la soluzione museale appare di difficile realizzazione è altrettanto vero che l’edificio si presta ad essere usato dalla comunità come spazio libero ed aperto per l’uso dei cittadini e delle associazioni. Perché spendere 800.000€ in una cittadella delle associazioni, occupando territorio e mangiando campagna, quando abbiamo una struttura come quella del silo Solvay che con piccoli e “leggeri” accorgimenti potrebbe funzionare benissimo allo scopo?
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Centrale, ben raggiungibile, vicino – quando sarà realizzato – al Cinema Verdi, adatto a collegare e rianimare zone oggi piuttosto isolate dal paese come l’Acquaviva, la Piana e l’Acquedotto, il silo collegato con un paio di percorsi pedonali potrebbe diventare il cuore pulsante della vita associativa e culturale del paese, potrebbe costituire un luogo unico per iniziative artistiche o di valenza didattica.
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E ancora, oltre alle associazioni, è crescente la domanda di spazi da “autogestire”. Perché non investire di questa responsabilità i ragazzi e le ragazze del nostro comune facendo loro gestire uno spazio per scopi sociali? Penso ad esempio ad un vero e proprio cantiere di scambio interculturale. Un centro culturale e sociale insomma di cui una comunità giovane come quella sanvincenzina ha massimamente bisogno e che permetterebbe al Comune di tutelare il patrimonio in questione. Questa è solo un'ipotesi che varrebbe tutavia la pena di considerare e discutere.
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Il fatto che non sia stato ancora progettato nulla di tutto ciò non dipende certamente dai soldi: il Comune chiude i bilanci ogni anno con attivi di oltre un milione di euro ed ha dimostrato grande disinvoltura a spendere. Per fare un solo esempio, ha buttato via l’anno scorso 860.000€ dei sanvincenzini e 500.000€ dei cittadini UE per rifare la staccionata a Rimigliano, mettervi le docce a pagamento, nuovi cessi e illuminazione pubblica con pali di 12 metri neppure a risparmio energetico.
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Dunque, a quanto pare, i soldi sono l’ultimo dei problemi dei nostri amministratori (casomai sono un problema dei sanvincenzini). Come al solito è la volontà politica che è mancata. Anche in questo caso è necessario un cambio politico. Altrimenti, se tutto va bene, il risultato sarà un triste deserto come quello della Torre Galoppini, restaurata senza un progetto preciso e ora scandalosamente sottoutilizzata.
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Giusto per dare concretezza al dibattito ricordiamo che se va male, e vengono realizzate le soluzioni progettuali degli attuali strumenti urbanistici, al posto del silo ci sarà la TESTATA NORD, un’oscena piattaforma di ettari di cemento – munita di torre sulla sommità – con parcheggi interrati, negozi (che non vivono certo un bel momento), ristoranti …
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Un monumento al consumismo anziché alla socialità quello che hanno rivendicato gli amministratori anche quando s’è trattato di stralciare quest’oscenità dal Piano Strutturale, una nostra proposta astutamente e decisamente bocciata dalla Giunta Biagi.
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D’altronde, la maggior parte dei componenti dell’attuale maggioranza ha fatto parte della precedente ed ha partorito la TESTATA NORD. Speriamo che abbiano cambiato idea … come vedete, si tratta di avere idee o di non avere idea di cosa si sta facendo e del perché.
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BerN
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sabato 1 novembre 2008

Quaderni dal Consiglio - Il silenzio dei colpevoli

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Nessuna risposta, neppure una parola, alla valanga di critiche argomentate e circostanziate mosse dalle opposizioni (tutte) al nuovo regolamento del Comitato per la Valorizzazione di San Vincenzo.
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Nessuna risposta. Il Sindaco ha chiamato i suoi consiglieri (Per San Vincenzo + Nannelli) a votare, i Consiglieri hanno alzato la manina ma nessuno si è degnato di spiegare se il Comitato potrà fare fatture, perché il Sindaco lo ha monopolizzato legandolo alla politica ed escludendo qualsiasi rappresentanza delle opposizioni, perché è stato sciolto il Comitato Gemellaggi per poi creare un organismo che ne è la brutta copia ingigantita …
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Avviso ai naviganti.
Muta, la maggioranza s’è avvalsa della facoltà di non rispondere e dell’arroganza di votare senza motivare i propri atti. Veri democratici. Resta a testimonianza delle intenzioni dell’Amministrazione il lavoro svolto negli ultimi mesi in cui è stata strangolata l’Associazione sorta dalle ceneri dell’ex Comitato gemellaggi.
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Guadagni non convenzionali.
Il Gruppo consiliare Per San Vincenzo non se l’è cavata molto meglio sulle discussioni della Convenzionata. Sull’edilizia convenzionata di Via del Giardino la maggioranza fa saltare per aria il limite minimo di 65 mq di superficie lorda per le unità abitative.
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Non lo può fare se non con una Variante al Regolamento Urbanistico, secondo noi. Secondo la maggioranza invece si può fare, parafrasando Veltroni. Motivo? Art 58 della legge 133/2008. Invito i lettori ad andarsela a leggere sulla rete. In quel caso si accorgeranno che per variare le destinazione urbanistica dei suoli ci vuole prima un piano apposito allegato al bilancio di previsione. Naturalmente il Comune di San Vincenzo non ce l’ha.
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Ribatte la maggioranza che per attenuare il fabbisogno abitativo si è proceduto “in anticipo”. Affermazione senza senso che rivela tuttavia l’insipienza di una maggioranza che approvando due anni fa il Regolamento Urbanistico non ha escluso da questo limite di 65 mq gli interventi di edilizia convenzionate. La regolarità degli atti in quel caso sarebbe stata certa.
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La Giunta ha poi rivendicato la bontà dello strumento della convenzionata, rifiutando più o meno con gli argomenti espressi nella discussione sul Comitato, di trasformarla in edilizia popolare.
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Maggioranza impreparata
Alle interrogazioni, come al solito, non ci si prende la briga di rispondere. Il limite di superfici filtranti (30%) minimo da garantire è stato verificato in Via della Principessa 119? Chissà. È stato verificato che i confini dichiarati siano quelli effettivi? Chissà. Quali Uffici avrebbero dovuto effettuare tali controlli? Chissà.
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A voler essere buoni si può dire che la maggioranza ha fatto scena muta. Ad essere realisti si può rilevare il disprezzo per gli strumenti democratici e di controllo rimasti alle opposizioni.
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BerN
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