giovedì 15 luglio 2010





Report firme al 25 maggio per la provincia di Livorno

Obiettivo prefrissato:4.211
Raccolte:5.920
Val Di Cornia: 1642




Professor Ugo Mattei, docente di Diritto Civile a Torino ed estensore insieme ad altri professori universitari dei referendum, un milione di firme per dire «no» alla privatizzazione dell’acqua…

«È un successo. Nel nostro Paese nessun altro referendum ha raccolto tanto. Contiamo anche di superare agevolmente il controllo di ammissibilità della Corte costituzionale, visto che i referendum sono stati redatti da sei docenti».

Anche il decreto Ronchi che volete abrogare, però non mette in discussione che l’acqua sia un bene di tutti. Cosa volete in più?

«Togliere l’obbligatorietà della privatizzazione dell’acqua entro la fine del 2011. Togliere dalla bolletta quel 7% di aliquota che pesa sui consumatori a beneficio degli investitori privati. Rendere non più possibile la gestione privatistica dell’acqua nel nostro Paese».


I sostenitori del decreto Ronchi dicono che lo chiede il mercato. E che nel nostro Paese non c’è alcun rischio perché di acqua ce n’è tanta. Cosa risponde?

«Anche in Kuwait c’è molto petrolio. Bisogna vedere chi lo utilizza. A Enna esiste una fonte importante ma i rubinetti sono a secco. Il gestore privato preferisce imbottigliare. Così se uno vuole bere, anziché aprire il rubinetto deve andare al supermercato».

È un problema di costi?

«Le fonti nel nostro Paese sono del Demanio in concessione ai privati. Imbottigliare genera un profitto di mille volte. L’acqua così costa seicento volte quella del rubinetto».

Però nel decreto si dice apertamente che non verrà privatizzata la gestione delle reti.

«Chi controlla il bene acqua controlla tutto. Se prezzi e distribuzione sono in mano ai privati vedo difficile che un piccolo Comune possa esercitare efficacemente le funzioni di controllo».

In Italia si disperde il 37% dell’acqua. Gli investimenti privati non garantirebbero un maggior risparmio?

«È vero che se ne disperde così tanta. Ma di più dove l’acqua è gestita dai privati come in Sicilia. Il sistema pubblico in molti posti funziona. Cuneo è una realtà virtuosa. A Torino la gestione dell’acqua va abbastanza bene. Un’analisi degli investimenti ci dimostra che gli enti pubblici investono più dei privati. Però non sarà certo un caso che di fronte alla possibilità della privatizzazione, le società che gestiscono l’acqua in Borsa vadano particolarmente bene».

È la legge del profitto.

«La scarsità dell’acqua in tutto il mondo sta portando le multinazionali a correre per cercare di accaparrarsi ogni risorsa idrica. Chi controlla l’acqua controlla una fonte di profitto ingentissima. Non si può vivere senza bere. Ma l’acqua è un bene troppo prezioso per essere gestito avendo in mente solo il profitto».

Ma così non si spezza un circolo virtuoso? Chi investe garantisce una migliore distribuzione…

«La gestione dei servizi idrici “for profit” comporta storicamente una riduzione degli investimenti ed un aumento dei prezzi. A Parigi lo hanno già capito. Il Comune dopo che per venticinque anni due multinazionali si sono spartite il mercato dell’acqua, è tornato a una gestione pubblica. E si sono abbassate le tariffe e sono aumentati gli investimenti».

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