giovedì 22 novembre 2007

Palmati


Non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace. Dunque trovare belle le palme è del tutto legittimo.
Nell’alberare spazi pubblici tuttavia subentrano altri criteri di valutazione.

Iniziamo con il dire che dovrebbe esserci una progettualità dello spazio da alberare. Se in un giardinetto (al passaggino) si sostituiscono prunus, tigli e aceri -subito seccati dal salmastro- con delle palme, significa che si buttano piante a casaccio e non si prendono in considerazione né criteri estetici né funzionali.

Quando venne “progettato” quel giardinetto mi permisi di dare un paio di suggerimenti al Dirigente dell’Area 1 sulle essenze più adatte da piantare visto che la prima idea era quella di piantare tigli. Feci umilmente notare che i tigli mal tollerano la salsedine e che sarebbe stato più opportuno mischiare piante sempreverdi e non, ad esempio lecci, roverelle, ornielli, sorbi, corbezzoli ecc…

Con un certo orgoglio notai che furono piantati cinque ornielli cha ancora resistono. Per le altre piante, chiunque abbia un minimo di conoscenze di giardinaggio l’aveva capito da subito, non poteva che profilarsi la morte. Così è stato con un buono spreco di denaro.

Con cosa sostituiamo un paio di aceri, un prunus e un tiglio? Con le palme, naturalmente. Le palme (Phoenix canariensis) sono lentissime nell’accrescimento, non fanno ombra, non producono fiori di pregio, non producono frutti e, in compenso, costano un patrimonio. Aggiungete l’assoluta estraneità dall’ecosistema locale e la pericolosità che, quando sono ancora ad altezza d’uomo, rappresentano le spine acuminate, lunghe anche venti centimetri, che hanno in corrispondenza del tronco (vedi foto).

Le palme hanno tuttavia invaso l’intero paese con buona pace delle essenze locali. Ci sarebbe da studiare e molto la motivazione, evidentemente ideologica, che conduce alla scelta di uno dei simboli dell’omologazione delle località turistiche di tutto il mondo. C’è chi ricorda, a ragione, come per l’Italia le palme abbiano rappresentato anche il mito dell’Impero. Oggi è il mito del turismo di massa che si celebra alberando viali e parchi con le costose piante esotiche. E per molto altro i soldi non ci sono.

Ber N

Nessun commento: