mercoledì 18 giugno 2008

Villaggio industriale

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San Vincenzo? Una città. San Carlo? Un “villaggio industriale”.
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Queste le due perle che saltano subito agli occhi nel “documento preliminare degli indirizzi per la formazione del nuovo piano strutturale”. Verrebbe da aggiungere: il lessico? Un delirio.
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La normativa prevede che i Piani strutturali siano le “fotografie” della massima espansione edilizia di un paese. Cioè redigendo oggi un Piano Strutturale ci si dovrebbe prefiggere l’obiettivo di farlo valere almeno sino al 2060. Invece, subito in copertina un grave errore: San Vincenzo 2020. Cioè un Piano Strutturale che, come l’attuale, vomiterà centinaia di migliaia di metri cubi di cemento sul territorio in dieci anni.
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Ma, lo sappiamo, qui si parla di una città (San Vincenzo) e di un villaggio industriale (San Carlo), mica del solito paese. Dunque dopo le prime cinque pagine di nulla, si arriva a prendere decisioni importanti e responsabili. Ad esempio, visto che “lo sviluppo urbano [di San Vincenzo] si è storicamente orientato sui tracciati infrastrutturali e perciò in modo parallelo alla linea di costa [..] il nuovo Piano Strutturale si dovrà porre l’obiettivo di riconsiderare questa strutturazione anche perché le dimensioni assunte non consentono di continuare a pensare ad una ulteriore crescita della città di San Vincenzo.”
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Occorre una traduzione: Lungomare s’è finito il posto. Come vedete la capacità di sintesi non appartiene all’Amministrazione Biagi. Ma proprio non c’è più nemmeno un buchino? Beh… non poniamo limiti alla provvidenza, infatti il primo obiettivo del nuovo PS dovrà essere il seguente:
“La ricompattazione del costruito che si è sviluppato nelle appendici estreme secondo l’asse longitudinale.”
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Traduzione. C’è una casa a cinquecento metri di distanza dal limite urbano? Bene, ricompattiamo. Ora in Italiano significherebbe demolire la casa in questione e ricostruirla appiccicata al limite urbano. Ovviamente invece qui s’intende che si potrà costruire nei cinquecento metri che oggi dividono la casa dal limite urbano.
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Bisogna ricompattare tutto, fino al villaggio industriale di San Carlo, che :
“… dovrà costituire una vera e propria polarità funzionale sul territorio tale da divenire termine di una sorta di “asse virtuale” con la costa in grado di controbilanciare la spinta a vivere il territorio solo in modo parallelo alla costa.”
Vi piace? Appena l’ho letto ho pensato che significasse tanto, tanto, tanto cemento.
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Invece sono un ingrato prevenuto, basta leggere il paragrafo successivo per averne una piena … conferma:
“Il potenziamento funzionale di San Carlo non deve essere confuso con la sua crescita edilizia. Certo non sono da escludere previsioni insediative in grado di rafforzare la residenza stabile del paese [c’è un errore, trattasi di villaggio industriale] ma la qualificazione non potrà che avvenire attraverso l’assegnazione di un ruolo nuovo al luogo, in funzione dei nuovi equilibri da raggiungere.”
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Ecco, detto in modo preciso e circostanziato, che cosa ne sarà del villaggio industriale di San Carlo. Appurato che io ho confuso e continuerò a confondere questi discorsi come la promessa di tante nuove edificazioni a San Carlo, l’estensore del documento può concedersi una fuga nel lirismo e persino nella poesia. Riporto qui sotto pari pari i quattro paragrafi conclusivi del poema su San Carlo e lascio a voi qualsiasi commento.
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“Ecco allora che San Carlo dovrà divenire una sorta di terminale della qualità, dell’eccellenza e della sostenibilità.
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San Carlo e l’eccellenza degli impianti per lo sport, San Carlo e l’eccellenza per il turismo sostenibile, San Carlo e l’eccellenza culturale ………..
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San Carlo nodo delle politiche di potenziamento e valorizzazione del sistema dei Parchi della Val di Cornia, caposaldo a presidio della pluralità di risorse che qualificano il nostro territorio. Non solo in mare, la duna e la pineta, ma il territorio collinare e il Monte Calvi, l’archeologia industriale e i suoi impianti, la rete dei parchi urbani.
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San Carlo da frazione dimenticata del Comune di San Vincenzo a capoluogo della qualità del vivere il territorio.”
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CONTINUA (purtroppo)
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Ber N
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9 commenti:

Anonimo ha detto...

Le cose che hai riportato scritto corsivo mi piacciono molto. Ma le hai pensate tu o sono scritte nel documento?

Nicola Bertini ha detto...

Figurati se io sono in grado di avere pensiero sì alti ed elaborati. I corsivi in questione sono parti del documento riportate pari pari (diamo a Cesare ciò che è di Cesare).
Tra l'altro quello che ho proposto è solo la parte su San Carlo e sulla costa c'è altro e, se possibile, di meglio. Cercherò di sintetizzare nei prossimi giorni.
LUNEDì 23 ore 16:00 ci sarà il Consiglio Comunale alla Torre e la maggioranza approverà questo capolavoro.
N

Anonimo ha detto...

ma come si fa a pensare che il cemento sia il futuro? ma dove guardano i dirigenti comunali? guardano lontano, sono così lungimiranti da non vedere, perché loro guardano, che san vincenzo è una bolgia infernale d'estate dove ultimamente spuntano sempre più ferrari e lamborghini e dove i nonni con i nipotini che stanno in centro sono costretti ad andare al mare a donoratico, perché in centro non c'è un fazzoletto di spiaggia pubblica, e d'inverno, anno dopo anno, ci sono meno residenti, san vincenzo si trasforma in un cimitero vivente degna di un soggetto per un film dell'orrore. Vale la pena deturpare l'ambiente in nome di tre mesi estivi, costruire casette e villette che poi puntualmente rimangono non affittate e completamente inutilizzate, ma che sono un pugno in un occhio, che sono così sgradevoli a volte, e rimarranno lì dove sono state costruite, in ottemperanza all'imperativo categorico di costruire in nome della dittatura del turismo, di un turismoche come le tartarughe, tira indietro la testa nel guscio di casa

Anonimo ha detto...

Beh, non occorre essere lungimiranti per guardare nelle proprie tasche e fare due conti di cosa ci pootrebbe essere a fronte di un progetto del genere, anche i più miopi ci riescono. Non penso che tutto questo sia fatto nel nome del turismo, non credo che chi ci dovrebbe guidare, e dovrebbe amministrare al meglio la Cosa comune abbia degli ideali puri, per quanto opinabili siano, da seguire. Qui la parola chiave è spudoratamente Profitto, non c'è turismo, non c'è sviluppo, non c'è amore per il territorio, non c'è nessuna delle belle parole per San Carlo. C'è solo il puro e semplice Profitto. Non c'è più una lotta su delle idee, non ci sono più confronti su delle opinioni, non ci sono più visioni diverse di sviluppo su cui confrontarsi. Quando si lotta con l'aritmetica, difficilmente se ne esce vittoriosi.

FG

Anonimo ha detto...

Leggendo il primo ed il quarto paragrafo riportati in coda al post mi viene in mente Guccini che nel CD "Tra la via Emilia e il West" diceva: "Gli Americani ci fregano con la lingua!", alludendo come lo stesso concetto esposto "all'americana" assumeva un fascino incredibilmente maggiore rispetto all'analoga esposizione "all'italiana". Qui è lo stesso. Adoperiamoci per non farci cascare la gente, facciamogli capire che il pacco è sì ben confezionato, ma che in fondo è appunto... un "pacco".

FG

Anonimo ha detto...

Per certi uomini vale il detto: HOMO SINE PECUNIA EST IMAGO MORTIS

Anonimo ha detto...

Verrebbe anche da dire: "ahi dura terra perchè non t'apristi?"

Anonimo ha detto...

"Vexilla regis prodeunt inferni
verso di noi; però dinanzi mira"
disse il maestro mio "se tu 'l discerni".

Anonimo ha detto...

A me verrebero da dire cose molto più prosaiche... Ma la decenza e il rispetto per gli altri frequentatori me le fanno tenere per me (ancora per poco, visto l'andazzo)

FG