mercoledì 25 giugno 2008

Venerdì 27, ore 21:00 serata in bolletta.

Venite a parlare di Gas, acqua, spazzatura con noi e con il Sig Alessandro Masoni, del Movimento dei Consumatori nella Sala Multimediale in Piazza O Mischi. A chi manca gli si manda una bolletta sbagliata...

Quaderni dal Consiglio - Lo Statuto Delle Libertà

Nell’ultimo Consiglio Comunale è mancato, come al solito, soltanto il pubblico. Siete mancati voi, ma vi capiamo. Speriamo che prossimamente possiate venire a spassarvela un po’.

Rimandando a data da definire un riassunto organico del Consiglio, mi soffermerei sulla modifica dello Statuto, di cui abbiamo dato conto con dovizia di particolari un mese fa, che permetterà al Sindaco di formare la Giunta come diavolo vuole e cioè anche con sei assessori esterni scelti, ad esempio, tra i suoi amici personali. La discrezionalità nei rapporti istituzionali si trova esattamente agli antipodi della democrazia ma questo poco importa all’Amministrazione.

Sta di fatto che, non avendo nel precedente Consiglio Comunale ottenuto i due terzi dei voti a causa dell’assenza di alcuni consiglieri di maggioranza, la modifica dello statuto non è stata approvata a maggio ed è stata riportata il 23.
Questi i numeri: Forum del Centrosinistra 2 consiglieri, Cambiare San Vincenzo 2, Gruppo indipendente 1 (Morandini), Gruppo Laico e Riformista 1 (Nannelli), Per San Vincenzo (la maggioranza) 11 Totale 17 Quorum 12.

Tradotto, per passare la modifica allo Statuto necessitava dell’apporto decisivo di almeno un consigliere al di fuori della maggioranza. Il fatto che per toccare lo Statuto sia richiesta una maggioranza qualificata, non è una casualità ma una precisa regola di democrazia. Lo Statuto è quel testo all’interno del quale tutti dovrebbero riconoscersi. Lo Statuto è, nel piccolo di un Comune, come la Costituzione, sancisce i rapporti tra le istituzioni cittadine e dovrebbe garantire lo svolgimento regolare della vita civica. Ecco perché servono i due terzi dei voti per modificarlo.

Per farla breve, indovinate chi è andato in soccorso della maggioranza votando e facendo passare la modifica dello Statuto? Bravi proprio Nannelli, quello stesso Consigliere che quattro anni fa si era candidato Sindaco in opposizione a Biagi e che avrebbe dovuto rappresentare l’opposizione “da destra” alla Giunta.

Bel lavoro. Giova ricordare che Nannelli, continua ad essere Presidente di due Commissioni Consiliari (carica che spetta alle opposizioni) e rappresentante, in qualità di Consigliere di opposizioni, al Circondario. D’altronde non è l’unico, di precedenti ce ne sono molti, ma Il più significativo è forse incarnato dall’attuale Vicesindaco Consigliere Camerini che dopo esser stato eletto con Forza Italia nel 1999 è passato ai Democratici, poi ha cercato un approccio al Forum del Centrosinistra (toccata e fuga), successivamente sostenuto dalla Margherita è diventato Consigliere di maggioranza con delega, poi Consigliere autonomo di fatto contro l’Amministrazione Biagi e, infine Vicesindaco.

E mentre si ballano questi valzer, lo Statuto viene considerevolmente peggiorato per concedere sempre più poteri ad un’unica figura, quella del Sindaco, che ormai è decisamente più potente del Podestà fascista. Viene in mente la gag di una vecchia trasmissione televisiva http://it.youtube.com/watch?v=YfxDpB-RguM.

Ecco a San Vincenzo abbiamo lo Statuto delle libertà. Chi può se lo gode.

BerN

venerdì 20 giugno 2008

PESCAGHIOZZI - Ci facciamo riconoscere

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Marchio riconosciuto dall’UE a San Vincenzo da oggi certificata ISO 14001.
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Da oggi l’inquinamento acustico fa meno rumore, il puzzo di merda dei cosiddetti “ripascimenti” profuma di violette e il divieto di balneazione ad Botro ai Marmi… No quello rimane.
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Siamo EMAS ma lo scarico del Botro ai Marmi non l’abbiamo risolto. Il problema è capire che cosa davvero abbiamo migliorato della tanto decantata qualità nel nostro Comune per ottenere quest’importante riconoscimento.
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Viene da pensare che la certificazione della qualità sia una di quelle cose che viene ricercata da chi la qualità l’ha perduta o, nel migliore dei casi, teme di averla perduta. Perché infatti ci sarebbe bisogno di tutte queste etichette, bandierine, nomignoli per un Comune? Città slow, bandiera blu, certificata EMAS ISO 14001…
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Enti certificatori di sfiducia. Ecco di che cosa stiamo parlando. Per far fronte ad una assenza o ad un deterioramento del rapporto fiduciario tra un Territorio e la sua “clientela” (o meglio utenza, o meglio ancora cittadinanza) alcuni enti si propongono di certificare che vi state sbagliando a non avere fiducia. Fidatevi, non è più il Comune ma l’EMAS o la FEE (quella della bandiera blu) che garantiscono per la qualità del servizio erogato.
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Una stranezza sociologica che evidentemente non può durare a lungo. Già molte sono le polemiche attorno alla bandiera blu, data a Marina di Pisa e a San Vincenzo ma ad un solo comune in Sardegna. E presto la crisi di credibilità investirà anche ISO 14001. Come dare torto a chi abita a sud del porto, e respira l’aroma del ripascimento, se pensa che quella non è e non può essere qualità e che dunque chiunque lo affermi non è soggetto credibile?
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Tutti i rapporti fiduciari rischiano di disfarsi e né l’EMAS né la bandiera blu fanno eccezione. Questi enti cantando qualità ovunque gli venga richiesto di farlo sono come banche della fiducia che, avendo concesso credito a chiunque, sono destinate al fallimento. Decidete voi se sia un bene o un male.
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Nel frattempo siamo certi che se un decimo delle energie spese dall’Amministrazione per raggiungere queste foglie di fico fosse stato speso per la risoluzione di uno dei numerosi problemi del territorio, oggi non saremmo ISO 14001 ma avremmo un problema in meno.
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BerN

mercoledì 18 giugno 2008

Villaggio industriale

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San Vincenzo? Una città. San Carlo? Un “villaggio industriale”.
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Queste le due perle che saltano subito agli occhi nel “documento preliminare degli indirizzi per la formazione del nuovo piano strutturale”. Verrebbe da aggiungere: il lessico? Un delirio.
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La normativa prevede che i Piani strutturali siano le “fotografie” della massima espansione edilizia di un paese. Cioè redigendo oggi un Piano Strutturale ci si dovrebbe prefiggere l’obiettivo di farlo valere almeno sino al 2060. Invece, subito in copertina un grave errore: San Vincenzo 2020. Cioè un Piano Strutturale che, come l’attuale, vomiterà centinaia di migliaia di metri cubi di cemento sul territorio in dieci anni.
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Ma, lo sappiamo, qui si parla di una città (San Vincenzo) e di un villaggio industriale (San Carlo), mica del solito paese. Dunque dopo le prime cinque pagine di nulla, si arriva a prendere decisioni importanti e responsabili. Ad esempio, visto che “lo sviluppo urbano [di San Vincenzo] si è storicamente orientato sui tracciati infrastrutturali e perciò in modo parallelo alla linea di costa [..] il nuovo Piano Strutturale si dovrà porre l’obiettivo di riconsiderare questa strutturazione anche perché le dimensioni assunte non consentono di continuare a pensare ad una ulteriore crescita della città di San Vincenzo.”
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Occorre una traduzione: Lungomare s’è finito il posto. Come vedete la capacità di sintesi non appartiene all’Amministrazione Biagi. Ma proprio non c’è più nemmeno un buchino? Beh… non poniamo limiti alla provvidenza, infatti il primo obiettivo del nuovo PS dovrà essere il seguente:
“La ricompattazione del costruito che si è sviluppato nelle appendici estreme secondo l’asse longitudinale.”
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Traduzione. C’è una casa a cinquecento metri di distanza dal limite urbano? Bene, ricompattiamo. Ora in Italiano significherebbe demolire la casa in questione e ricostruirla appiccicata al limite urbano. Ovviamente invece qui s’intende che si potrà costruire nei cinquecento metri che oggi dividono la casa dal limite urbano.
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Bisogna ricompattare tutto, fino al villaggio industriale di San Carlo, che :
“… dovrà costituire una vera e propria polarità funzionale sul territorio tale da divenire termine di una sorta di “asse virtuale” con la costa in grado di controbilanciare la spinta a vivere il territorio solo in modo parallelo alla costa.”
Vi piace? Appena l’ho letto ho pensato che significasse tanto, tanto, tanto cemento.
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Invece sono un ingrato prevenuto, basta leggere il paragrafo successivo per averne una piena … conferma:
“Il potenziamento funzionale di San Carlo non deve essere confuso con la sua crescita edilizia. Certo non sono da escludere previsioni insediative in grado di rafforzare la residenza stabile del paese [c’è un errore, trattasi di villaggio industriale] ma la qualificazione non potrà che avvenire attraverso l’assegnazione di un ruolo nuovo al luogo, in funzione dei nuovi equilibri da raggiungere.”
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Ecco, detto in modo preciso e circostanziato, che cosa ne sarà del villaggio industriale di San Carlo. Appurato che io ho confuso e continuerò a confondere questi discorsi come la promessa di tante nuove edificazioni a San Carlo, l’estensore del documento può concedersi una fuga nel lirismo e persino nella poesia. Riporto qui sotto pari pari i quattro paragrafi conclusivi del poema su San Carlo e lascio a voi qualsiasi commento.
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“Ecco allora che San Carlo dovrà divenire una sorta di terminale della qualità, dell’eccellenza e della sostenibilità.
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San Carlo e l’eccellenza degli impianti per lo sport, San Carlo e l’eccellenza per il turismo sostenibile, San Carlo e l’eccellenza culturale ………..
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San Carlo nodo delle politiche di potenziamento e valorizzazione del sistema dei Parchi della Val di Cornia, caposaldo a presidio della pluralità di risorse che qualificano il nostro territorio. Non solo in mare, la duna e la pineta, ma il territorio collinare e il Monte Calvi, l’archeologia industriale e i suoi impianti, la rete dei parchi urbani.
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San Carlo da frazione dimenticata del Comune di San Vincenzo a capoluogo della qualità del vivere il territorio.”
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CONTINUA (purtroppo)
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Ber N
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martedì 17 giugno 2008

Aria fritta in olio marcio o, se preferite, l'importanza di sani preliminari

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Vale la pena, per chi non l’avesse fatto, leggere il post sugli Indios pubblicato qualche settimana fa su questo blog.
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Ero rimasto allibito da alcune scelte lessicali, tra cui “uomo industrializzato” riferito a noi cittadini europei, statunitensi ecc... Sicuramente l’etnocentrismo e l’eurocentrismo sono cose ben più dannose di un documento politico dell’Amministrazione di San Vincenzo, ma anche il nuovo “documento preliminare degli indirizzi per la formazione del nuovo piano strutturale”, nel suo piccolo, è significativo della deriva culturale cui ci tocca assistere (impotenti).
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Un “documento preliminare degli indirizzi per la formazione del nuovo piano strutturale” è, c’è stato detto, un documento in cui si cominciano a delineare gli indirizzi per la formazione del nuovo strumento urbanistico. Da un punto di vista amministrativo NON SERVE A NIENTE.
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I preliminari della betoniera
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In certe circostanze, pur non servendo a niente di troppo concreto, i preliminari sono assai piacevoli. Nella gestione della cosa pubblica sono inutili, inspiegabili e poco eccitanti. Inoltre non avrei mai creduto che anche le betoniere avessero bisogno dei preliminari.
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Il fatto è che, a chi ha conservato un tantino, basta un tantino, di giudizio, appare evidente come a San Vincenzo si sia costruito praticamente ovunque e, nei rari spazi liberi, è già prevista una lottizzazione, una palazzina, una villetta…
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Il Piano Strutturale attualmente in vigore (dal 1998), conteneva, metro cubo più metro cubo meno, 500.000 mc di nuove volumetrie sparse su tutto il territorio comunale. Il Regolamento Urbanistico del 2006 ha ulteriormente innalzato tale limite con l’aggiunta, in molti casi discutibile sul piano della legittimità come dimostra la sentenza del TAR su Villa Piani, di altre decine di migliaia di metri cubi di edificazioni.
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Oggi, a meno di un anno dalle elezioni, l’Amministrazione Biagi vuole i preliminari: fissare gli indirizzi con cui la futura Amministrazione, che dovrebbe non essere quella Biagi, metterà le mani al Piano Strutturale esistente. Già perché quei 500.000 e dispari metri cubi di cemento nel 1998 erano sulla carta, nel 2008 sono quasi tutti già sul territorio.
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San Vincenzo ovunque
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San Vincenzo in soli dieci anni si è “dilatata” di un buon 20% inglobando campagne e imbruttendo i margini del paese con interventi che sarebbero risultati antiestetici ed anacronistici persino negli anni ’70. E la stima del 20% non tiene conto di tutti quegli interventi più o meno abusivi dei quali in Comune non vogliono neppure sentir parlare.
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L’elenco delle edificazioni dal 1998 ad oggi è troppo lungo per proporlo qui di seguito, invito ciascuno di voi a fare un excursus con la memoria. Oggi che il tessuto di interessi attorno al mattone è ingrassato grazie a quest’orgia di calcestruzzo, da più parti si urla leninianamente al Sindaco che fare!? Come soddisfare gli appetiti, che crescono mangiando, di una speculazione ad alto rischio di implosione?
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Il non detto è che il Sindaco deve mantenere l’appoggio della classe del mattone se vuol vincere le elezioni ma la classe del mattone non vuol firmare una cambiale a vuoto. Ecco che fare! Facciamo i preliminari!
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Preliminari supplementari
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Nel prossimo Consiglio Comunale, all’odg, c’è un documento politico in cui non ci sono scritte cifre né stime, non c’è uno straccio di valutazione della situazione per come si presenta oggi, tuttavia ci sono scritte alcune cose “interessanti”.
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In primo luogo si dà per certo che San Vincenzo, sempre per la qualità, la valorizzazione, l’interesse pubblico e compagnia cantando, ha bisogno di un supplemento di cemento. A leggere tra le righe, pare tanto, tanto, tanto cemento.
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Ma appena si leggono le righe -e non più tra le righe- il divertimento è assicurato.
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Scimmiottando chi sa scrivere (o se preferite un pessimo telefilm) oggi ho creato la suspense, domani rivelerò alcune scottanti verità sul documento in questione.
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BerN

venerdì 13 giugno 2008

giramenti di sole


Una rapida riflessione sui dati pubblicati da il Tirreno circa le denunce dei redditi di alcuni sanvincenzini.
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Il quotidiano registra un’economia in crisi esaminando i dati (frammentari ed insufficienti) dei contribuenti.

Assicuro a tutti i lettori che non c’è volontà polemica in ciò che sto per scrivere. Vorrei solo ricordare che non è sufficiente registrare il dato visibile di un fenomeno. Esempio: il sole tramonta, ergo il sole si muove e la terra sta ferma. Se ci si ferma all’apparenza il ragionamento fila e infatti ha filato per secoli.

Naturalmente c’è una bella differenza nelle considerazioni da fare circa i vari settori di cui sono stati pubblicati i dati. Una cosa è il commercio altra sono le agenzie immobiliari, tanto per fare un esempio.

Tuttavia qualcuno avrà la cortesia di spiegare all’impiegato medio (reddito lordo compreso tra 20 e 27 mila euro l’anno) come mai la media dei redditi pubblicati degli agenti immobiliari è di 16.813€ e 10 centesimi.

Tra l’altro è convincente l’analisi offerta da il Tirreno? I dati si riferiscono al 2005 e tutti sappiamo benissimo che, se il commercio al dettaglio è in crisi da molti anni, il 2005 è stata una delle annate più favorevoli per la compravendita di immobili.

Altro capitolo. Architetti e Geometri. Immediatamente tra i nomi pubblicati ci sono un paio di assenze rumorose, ma volendoci passar sopra, qualcuno mi spieghi, per cortesia, come mai la media dei redditi pubblicati denunciati da Geometri e Architetti nel 2005 è di € 24.397. Addirittura, se si tolgono le quattro anomalie statistiche (i due dati maggiori e i due minori) si ottiene una media di 23.590 €.

Non voglio mettere in dubbio che alcuni settori (NON QUELLI LEGATI DIRETTAMENTE AL MATTONE) siano stati in crisi nell’AD 2005, voglio semplicemente proporre una domanda. Com’è possibile che impiegati e operai denuncino in molti casi più di quanto non facciano molti altri lavoratori e tuttavia i primi viaggino con l’utilitaria e i secondi con un SUV che consuma sei litri di benzina solo per percorrere il vialino della villa?

In paese ci conosciamo più o meno tutti, nonostante l’Amministrazione si ostini a chiamare San Vincenzo una “Città”, e liquidare i dati con una considerazione sui settori in crisi è ingeneroso nei confronti dei lavoratori dipendenti. Il tenore di vita del nostro vicino di casa lo conosciamo sin troppo bene. Giova precisare nel dettaglio quali settori si possono ritenere in crisi.

Ber N

lunedì 9 giugno 2008

Rimandato



La Variante al Piano Strutturale di Rimigliano ripasserà in Consiglio Comunale.

Ecco in sintesi la rassicurazione che il Sindaco ha dato al gruppo del Forum del Centrosinistra circa la regolarità della delibera approvata senza attendere lo scadere dei termini perché i cittadini potessero presentare le osservazioni.

È una buona notizia, finalmente, non solo perché rimanda l’approvazione di un atto a cui ci opponiamo, soprattutto perché tale decisione deriva, una volta tanto, dalla consapevolezza che il rispetto delle norme non è un optional.
Inoltre, fuori dai denti, si può congetturare che nessuno abbia voglia di impegnarsi a fronteggiare un lungo e documentato ricorso al TAR.

Riprende dunque il lavoro di opposizione al progetto di speculazione edilizia nella Tenuta, una volta ancora tuttavia ricordiamo che senza uno slancio partecipativo da parte della cittadinanza questa decisiva battaglia politica non può essere vita e, purtroppo neppure pareggiata. Al massimo si possono ottenere dei rinvii.
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Non sappiamo se, prima dell'esame di riparazione, ci sia la possibilità di dare delle ripetizioni correttive al piano. Sperare è sempre lecito.

BerN

domenica 1 giugno 2008

ALTRI

Mi si dirà che quanto riporterò qui sotto non c’entra nulla con San Vincenzo. È vero solo in parte.
La cultura o subcultura o a-cultura, ciascuno si senta libero di chiamarla come vuole, dominante e diffusa, o forse semplicemente il “senso comune” che impera in tutt’Italia, non fa bene neppure a chi cerca di fare politica, seppure a livello locale, ispirandosi a determinati valori.
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Se non prestiamo attenzione alle metamorfosi della società e guardiamo soltanto alle inqualificabili azioni dell’Amministrazione Biagi diamo – innanzi tutto – troppa importanza a Biagi e i suoi, e rischiamo l’incomunicabilità con la cittadinanza.
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Ieri il giornalista (uomo) che ha condotto il TG5 delle 13:00, introducendo la notizia della scoperta di una tribù in Amazzonia, ha spiegato che questi indios non hanno mai visto un uomo”.
Avete letto bene. Quegli indios non hanno mai visto l’uomo… saranno tutte donne... e come hanno fatto a…
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Queste circostanze sono preziose perché permettono a noi, uomini, di capire quale proiezione culturale abbiamo della nostra cultura e società. In questi lapsus emerge chiaramente entro quali confini ricada la dialettica del confronto fra civiltà (e fra generi).
Penserete che questo indecoroso scivolone sia isolato. Errore.
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Ecco cosa si scrive nell’articolo dell’ANSA che potete leggere sullo stesso sito: “Si calcola che alle sorgenti del fiume Envira, nello stato brasiliano dell'Acre, vivano circa 250 indios che mai hanno avuto contatti con l'uomo bianco”.
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Per l’ANSA dunque questi indios avrebbero sì visto degli uomini ma mai bianchi. E neri? E gialli? È significativo che l’ANSA non pensi al fatto che una tribù che vive nell’Amazzonia non abbia mai visto un nigeriano piuttosto che un cinese o un guatemalteca. Si fa presente che non ha mai visto l’uomo bianco. Su cosa sia l’uomo bianco c’è e ci sarà ampio dibattito. Gioverà ricordare che, nella seconda metà dell’ottocento, negli USA, i migranti italiani non erano affatto considerati bianchi. Bianco non è un colore ma una definizione culturale in evoluzione che ha un radicamento ed una ragion d’essere solo in un modo razzista di spiegare la realtà e la diversità (razza bianca, razza rossa, razza nera…).
Insomma, se credere che gli indios non abbiano mai visto l’uomo è un buco, precisare che non hanno mai visto l’uomo bianco è una toppa peggiore del buco.
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Ma c’è di peggio. TGCOM titola senza pudore: “tribù lancia frecce ad un aereo”. Ecco spiattellato il mito, che si riteneva desueto, del selvaggio ingenuo (sorvoliamo sull’ingenuità di chi si ritrova Bondi Ministro della cultura o di chi ha creduto che il porto di San Vincenzo non avrebbe provocato erosione). Nell’articolo si ha poi la cortesia di precisare che “queste tribù vivono nei luoghi più remoti della terra, in regioni inesplorate, in cui la civiltà non è riuscita ad arrivare”.
Tribù e luoghi incivili dunque. Luoghi da rifuggire o, molto meglio, da INCIVILIRE.
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Infine in questa rassegna che mi sono sentito in dovere di offrirvi, non può mancare il magistrale pezzo di Repubblica.it.
Vediamo chi sono “loro” e chi siamo “noi” secondo un giornale di “sinistra”.
Noi saremmo gli “uomini industrializzati” (qualcuno mi spieghi cos'è un uomo industrializzato, per favore). Certamente mentre noi abbiamo bisogno di bravi psicoanalisti, la “tribù degli uomini rossi”, come la definisce il giornalista Bignami, può farne a meno.
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Loro sono… INDIANI. Indiani? Siamo sicuri? Di Calcutta? Di Bombay? Indiani di dove? Repubblica.it tuttavia ci tiene ad essere precisa e, dopo aver riportato la relazione della fondazione che ha fotografato la tribù che nota come gli "abitanti sono guerrieri forti e in buona salute” aggiunge quanto segue: In realtà in un'immagine si vedono dei giovani uomini completamente dipinti di rosso che lanciano frecce con dei grossi archi verso l'aereo, mentre altri stanno a guardare.”
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Insomma altro che guerrieri forti ed in buona salute! In realtà “loro” sono una tribù di sciocchi arcieri e fannulloni beoti. Invece “noi”, gli uomini bianchi, gli uomini industrializzati, i civili o più semplicemente gli uomini... Ma, a proposito, noi chi?