lunedì 10 dicembre 2007

A A A Vendesi


In un’ormai celebre canzone, Roberto Benigni, personificando Silvio Berlusconi e facendosi interprete delle sue pulsioni, così esprime la voracità del Cavaliere: “Io compro tutto dalla A alla Z, ma quanto costa questo cazzo di pianeta”…

Ma chi è che vende i beni ai vari Berlusconi, voraci fagocitatori di luoghi di interesse e memoria collettiva e di diritti alla fruizione dei beni territoriali? Talvolta, e San Vincenzo è uno di questi casi, sono le Amministrazioni comunali, provinciali e regionali a mettere sul mercato fette di patrimonio pubblico considerate cedibili al privato.

Il Comune di San Vincenzo, approvandola Variante al Regolamento Urbanistico nel 2006, ha posto le premesse per gettare in pasto alla speculazione edilizia nientemeno che le ex scuole Fucini, attualmente sede del Comune. Nello scorso Consiglio Comunale ha annunciato di essere pronta a vendere.

Spaventoso. In tutt’Italia la scelta di vendere la sede municipale o parte di essa viene presa assai raramente e solo in casi di necessità economiche impellenti oppure per una logica neoliberista estrema (nel qual caso l’Amministrazione dicesi di destra).

A San Vincenzo l’Amministrazione dicesi di destra: di problemi di bilancio non v’è neppure l’ombra, di necessità impellenti neanche. Escludendo che vi sia una subalternità rispetto a interessi privati e particolari da parte dell’Amministrazione (San Vincenzo non conosce simili casi), non si può che pensare a una scelta di natura ideologica che si inserisce in un neoliberismo stile Tremonti.

Facciamo notare che ci sono anche problemi pratici molto consistenti nel perseguire una simile scelta. Attualmente il numero di uffici è appena sufficiente per il personale impiegato e gli spazi adibiti all’archiviazione sono già straripanti.

Sgomberare tutti gli uffici presenti nelle ex scuole Fucini comporta lo stravolgimento delle linee architettoniche interne al Palazzo Comunale per recuperare sgabuzzini e piccoli uffici. La spesa per scempiare il palazzo comunale e per congestionare ulteriormente gli spazi graverebbe naturalmente sulle spalle della collettività: magari la metà degli introiti derivanti dalla vendità dele Fucini verrebbero assorbiti da spese rese necessarie proprio da tale alienazione.

Anche lasciando da parte le pesanti motivazioni di interesse pubblico, anche ignorando i problemi architettonici, è del tutto evidente che da un punto di vista economico tale scelta costituisce una perdita per le casse comunali.

Dunque CUI PRODEST?

Ber N

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